Che cosa occorre per essere felici? Il denaro? Il successo? L'amore? La stima degli altri? E' un interrogativo che da sempre l'uomo si pone senza sapersi dare una risposta. Eppure secondo la saggezza orientale, basta poco o quasi nulla, per far si che essa possa essere raggiunta. Basta riuscire a “star bene con sé stessi”;  uno stato che potremmo definire l'unica oasi di pace, l'unico rifugio sempre disponibile, l'unica tregua dai conflitti esterni, l'unico giardino sempre fiorito. Se non stiamo bene con noi stessi, la vita  potrebbe sembrare sempre faticosa, dura, difficile a tal punto da originare, talvolta, infelicità.


Tuttavia, stare bene con sé stessi, è un'arte semplicissima. Noi stessi, spesso ci rendiamo difficile la vita con pensieri, schemi e giudizi inutili, quando poi esistono dei principi che, se compresi e applicati, offrono la possibilità di farci sentire più sereni, più tranquilli, liberi dall'ansia e dalla depressione. Questi principi non sono altro che norme di vita dettate da una delle più antiche saggezze orientali, che guidano lungo la via per superare il disagio e trovare il benessere interiore.

Chi non ha mai sentito parlare di “ buddismo ZEN ”.

Ma che c’entra, dirà qualcuno, una filosofia di vita (per quanto evoluta) con la nostra corsa quotidiana?

C’entra moltissimo!


Storicamente parlando, lo ZEN è una branca “eretica” del buddhismo, che si è sviluppata nel passaggio di quest’ultimo dall’India alla Cina, sorta come risposta cinese alle teorie buddiste del VI secolo. Quando sentiamo parlare di buddhismo o di induismo siamo soliti pensare a qualche religione legata al culto di idoli o cose di questo tipo,  ma invece, più che una religione, il “buddismo zen” è pratica quotidiana, vita vissuta, ben lontana da ciò che è astratto o teorico.

Naturalmente non posso prolungarmi nei particolari di quelle che sono state le origini e lo sviluppo di questa corrente filosofica poiché non credo sia necessario ed inoltre non sarebbe, per me, impresa facile.

Non è semplice ne’ immediato capire di che cosa tratti il buddhismo, cerchiamo quindi di disporre almeno di un’infarinatura dei principali concetti di ZEN, soprattutto per quanto riguarda la pratica quotidiana e gli effetti che essa può avere sulla nostra mente e  sui nostri comportamenti, capire in che modo questo possa influenzare il nostro modo di correre


MEDITAZIONE   

ZEN è una parola che in cinese e in sanscrito significa “meditazione”. Noi tendiamo subito a collegarla al significato di riflessione, di pensiero, per il semplice motivo che siamo abituati a pensare “sempre”, siamo continuamente in balia della nostra mente che spesso ci porta altrove rispetto a dove effettivamente siamo.

In oriente, invece, per meditazione si intende “un incontro con sé stessi” che avviene solo nel momento in cui liberiamo la nostra mente dai pensieri consci, dalle attività logiche, creando come un vuoto nella nostra mente. Una volta eliminati i pensieri (cosa non semplice), la nostra percezione di noi e dell’ambiente esterno inizia a modificarsi e induce uno stato di calma profonda; solo così è possibile scrutare interiormente sé stessi, con molta chiarezza.

“Solo quando l’acqua è perfettamente calma, è possibile vedere con chiarezza il fondo del lago.”
Per eliminare i pensieri consci, è necessario concentrarsi sul proprio corpo: per esempio sul respiro. Ascoltare il nostro respiro ci avvicina a noi stessi. Ci fa sentire qui e ora, nel posto dove siamo, nel momento presente. E non è solo il respiro che possiamo sentire, ma anche le sensazioni che il nostro corpo prova e ci trasmette. Tali sensazioni devono essere percepite, vissute, “praticate”, in quel luogo e in quel momento, libere da qualunque pensiero esterno.

“Quando siedi, siedi; quando cammini, cammina; quando lavori, lavora.”

E’ la classica frase con la quale il maestro illumina chi, da profano, si avvicina allo Zen.  Analizzando l’espressione, si capisce come noi siamo il contrario di tutto questo. Infatti “ quando sediamo, pensiamo che dobbiamo andare a correre,  quando corriamo, pensiamo al lavoro, quando lavoriamo, pensiamo che andremo a correre ….., eccetera”. Bisogna quindi imparare a fare, quello che stiamo facendo, “ora e adesso”. Lo spirito Zen è quello della vita quotidiana, dalla mattina alla sera, di ora in ora, istante dopo istante.


Liberarsi dai pensieri non è, però, cosa facile, specialmente per chi è agli esordi di tale pratica, perché essi ritornano inesorabilmente, distogliendo dalla concentrazione su sé stessi. Poiché inizialmente eliminarli è impossibile, essi devono andare e venire, senza disturbare la nostra attenzione al  “qui e ora”, e ritornando sempre, anche in piena consapevolezza, a sé stessi e alle proprie sensazioni istintive. Anche piccoli passi di consapevolezza di sé, porteranno automaticamente ad un’espansione del nostro inconscio, che ci farà provare stati di calma mai provati prima, e sprazzi di chiara visione.


Imparare a “praticare” significa non essere toccati o scossi dai fatti esterni, non essere disturbati da mille cose futili, essere consapevoli del proprio corpo e delle proprie sensazioni, non avere fretta né obbiettivi, non aspettarsi niente, lasciare andare la mente e liberarsi dai pensieri, essere completamente dentro a ciò che si sta facendo. Praticare la meditazione Zen significa essere il proprio corpo, svuotare la mente, accedere a ciò che di più vero e nascosto esiste in noi.

  Qualcuno riesce a farlo correndo.

“Corsa e Zen, un connubio vincente  …..meditazione attiva (la corsa) e meditazione passiva (lo zen)”.


  informazioni tratte dal best seller "Lo zen e l'arte della corsa" di Luca Speciani